TRA VERITÀ, STORIA E LEGGENDE
Testimonianze, racconti e oggetti capaci di rapirti e trasportarti in un viaggio lungo 500 anni.
PIÙ DI MILLE ANGELI
Una delle caratteristiche più interessanti dell’intera decorazione del Santuario è la costante presenza di figure angeliche: angeli dipinti a corona degli episodi narrati; angeli presenti lungo la trabeazione decorata con foglia d’oro; angeli composti nelle vetrate colorate.
La presenza degli angeli unitamente alle decorazioni auree richiama il significato dell’architettura del Santuario, anticipazione e prefigurazione del Paradiso, promessa della Salvezza resa possibile dal Miracolo della Fede, che ha salvato Treviglio dall’assedio e può salvare l’uomo nell’Eternità. Molto particolare è la cappella dell’Angelo custode, a destra del presbiterio, recuperata secondo il primitivo progetto.
L’INNOMINATO A TREVIGLIO
Non è escluso pensare che l’Innominato, personaggio manzoniano ispirato a Bernardino Visconti, signore di Brignano, abbia incontrato il cardinale Federico Borromeo nei giorni in cui l’Arcivescovo era a Treviglio per l’inaugurazione del santuario (giugno 1619).
Bernardino Visconti veniva chiamato il conte del sagrato (proprio come il primo appellativo dato dal Manzoni all'Innominato in Fermo e Lucia), poiché faceva uccidere le sue vittime nello spazio consacrato davanti alle chiese.
Nel 1619, in occasione della visita pastorale a Treviglio, incontrò il cardinale Federico Borromeo con il quale dialogò per due ore. Fu probabilmente l'occasione e il momento della conversione.
La scelta di Manzoni del personaggio per attuare la conversione non è certamente casuale: infatti solo un uomo di una grandissima bontà come il cardinale può redimere l'Innominato.
La testimonianza della marchesa Margherita Provana di Collegno risolse la questione che l'Innominato fosse storicamente Bernardino: la nobildonna, assidua frequentatrice delle ville del grande scrittore, riportò nei suoi diari la frase che le disse, cioè che l'ignoto personaggio letterario era effettivamente un Visconti, realmente vissuto.
(Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/ Francesco_Bernardino_Visconti)
È IL SANTUARIO DE “L’ALBERO DEGLI ZOCCOLI”
Il film, opera del trevigliese Ermanno Olmi, racconta la vita nella “bassa bergamasca” alla fine dell’Ottocento e ambienta la predica del parroco in santuario, ricordando il miracolo delle lacrime, la conversione del generale Lautrec e il dono della spada e dell’elmo.
L’ORGANO DEL SANTUARIO
Si tratta di uno strumento costruito dai celebri Serassi; la medesima ditta lo restaurò e ampliò nel 1867 e nel 1892 ad opera di Locatelli, continuatore di questa tradizione, che ne conservò le spiccate caratteristiche timbriche.