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RACCONTO DEL SANTUARIO

Accompagnati da Prof. Arch. Barbara Oggionni

LETTURA SIMBOLICA DEL SANTUARIO

La visita al Santuario ha inizio dal momento in cui varchiamo la soglia d’ingresso e prosegue, con un percorso ideale che ci invita alla conversione del cuore, fino alla zona presbiteriale, dove si trova l’immagine miracolosa della Madonna delle Lacrime; il percorso che viene proposto è un percorso simbolico, che viene raccontato attraverso la realtà materica, concreta, dell’edificio.

“Aperite portas Redemptori”: con queste tre parole iniziava la Bolla con cui l’allora pontefice Giovanni Paolo II annunciava il Giubileo straordinario del 1983, il Giubileo della Redenzione.

“Aprite, spalancate le porte a Cristo”, ribadiva a parole il Papa: ‘aprire le porte’, una figura metaforica che rimanda all’apertura del cuore; un invito ad ‘aprire’ e lasciare entrare Gesù nella nostra vita ma anche un invito ad entrare in Gesù, a ‘varcare la soglia’ e avvicinarsi a Cristo.

Il Santuario di Treviglio, come la maggior parte delle chiese cattoliche, ha una pianta longitudinale: tale configurazione planimetrica simboleggia il ‘cammino’ di redenzione che l’uomo compie dall’ingresso, dalla porta, fino alla Rivelazione che si trova dove è il Corpo di Cristo, nel tabernacolo posto nella zona dell’altare.

Varcare la soglia è dunque un gesto simbolico ed è ciò che siamo invitati a fare: varcare la soglia fisicamente ma anche simbolicamente, con il cuore ‘aperto’, ‘spalancato’, così come è spalancata la porta del Santuario, che in occasione del cinquecentenario del Miracolo, nel 2022, sarà Porta Santa.

La porta, come luogo simbolico, nella sua fisicità racconta qualcosa; anche la porta principale del Santuario racchiude una narrazione: si presenta a noi con colori chiari e luminosi, arricchiti dalle decorazioni in foglia d’oro; oro che troviamo al nostro ingresso sulla porta e che ritroviamo splendente all’interno del Santuario. L’oro è il materiale più prezioso, è il materiale che simboleggia la Luce divina, ma è anche il materiale che rappresenta la durevolezza nel tempo e che quindi, lungi dall’essere sfoggio di decorativismo fine a se stesso, è simbolo dell’Eternità; l’oro sulle pareti del Santuario scandisce il nostro cammino e ci accompagna verso il tabernacolo, dove risiede la promessa della felicità Eterna.

Dopo aver ‘spalancato le porte’ (anche quelle del cuore) e aver varcato la soglia, comincia il nostro cammino all’interno della Chiesa; Chiesa con la ‘C’ maiuscola perché l’edificio racconta, in ogni sua parte, il percorso di conversione che ci porta ad essere sempre più dentro la Chiesa di Cristo.

Ed infatti subito troviamo le due cappelle laterali che simboleggiano l’inizio del percorso: a sinistra la cappella dedicata a san Giovanni Battista, cioè a colui che ci richiama al primo gesto della nostra entrata nella Comunità cristiana, ovvero il Battesimo.

La Cappella è dominata dalla grande tela di Montalto raffigurante La nascita del Battista: la sua nascita è simbolo, metafora, della nostra ri-nascita, la ‘nascita a vita nuova’, che avviene, appunto, con il Battesimo.

Di fronte si apre la cappella dei santi Stefano e Paolo, che è caratterizzata dal tema della conversione: al centro del vano campeggia il dipinto di Bernardino Galliari in cui si vede san Paolo che cade da cavallo tramortito dalla folgorazione divina, affiancato da santo Stefano che sta pregando con gli occhi rivolti al Cielo.

Dopo aver ricevuto il Battesimo siamo invitati a proseguire nel cammino di conversione che, come è scritto nella volta della Cappella, è aiutato, sostenuto, dalla preghiera, del singolo e di tutta la Comunità (l’iscrizione così riporta: ‘Si Stefanus non orasset Ecclesia Paulum non haberet’, ovvero ‘Se Stefano non avesse pregato, la Chiesa non avrebbe avuto Paolo’; citazione da Sant’Agostino).

LA VOLTA

Il tema della preghiera lo ritroviamo alzando gli occhi verso la volta a botte che copre la navata: qui vi è una doppia preghiera, infatti vediamo i consoli affiancati da una donna, da un bambino e da un vecchio che ‘pregano’ il generale Lautrec perché non distrugga Treviglio; poco sopra scorgiamo Maria che con le mani giunte prega, con gli occhi rivolti verso il Padre Celeste; la preghiera espressa ad un uomo non viene ascoltata (e infatti il generale ordina con gesto perentorio l’avanzata delle truppe), ma la preghiera rivolta al Cielo trova subito risposta; l’invocazione che Maria eleva, piangendo, trova ascolto e viene esaudita.

Maria: la protagonista del Santuario, che può essere considerato un inno alla Vergine; se abbassiamo gli occhi verso la cornice notiamo le parole dell’Ave Maria, ma notiamo anche i quadroni dipinti da Giovanni Stefano Doneda detto Montalto, che riportano, con lettura da sinistra verso destra, episodi della vita della Vergine.

La narrazione ha inizio con La nascita di Maria e procede progressivamente fino ad arrivare al transetto, dove troveremo Maria e Gesù insieme, nel loro essere presenti sulla terra, insieme agli uomini.

Ma prima di iniziare il percorso nel transetto, che ci accompagnerà progressivamente fino all’altare, torniamo all’inizio della navata, dove riprendiamo la lettura delle Storie della vita di Maria, che ci condurranno fino alla Sua Assunzione in Cielo ed all’Incoronazione da parte della Trinità.

Dopo aver attraversato la navata d’ingresso, con il cuore spalancato alla preghiera, veniamo accolti dal transetto: il Santuario si allarga e ci invita così ad allargare, dilatare, il nostro sguardo, che adesso si apre alla vista del Mistero della presenza di Maria e di Gesù tra gli uomini.

La navata seicentesca ed il transetto, risultato dell’ampliamento novecentesco, sono collegati, oltre che dalla decorazione uniforme delle pareti, anche dalla presenza dei dipinti di Montalto raffiguranti le Storie della vita di Maria: volgendo lo sguardo verso sinistra la narrazione prosegue con i due episodi che introducono Gesù nella storia degli uomini, ovvero la Nascita e la Fuga in Egitto.

Le due tele sono posizionate accanto alla Cappella di San Giuseppe, che in questi due eventi è co-protagonista con Maria e Gesù: Giuseppe accoglie il Mistero dell’Annunciazione a Maria, dipinta dal pittore Giovanni Bevilacqua nella lunetta sopra la Cappella, e lo custodisce proteggendo la Sacra Famiglia, dalla nascita di Gesù fino alla prova della fuga in Egitto, riportata nel quadro che si trova sopra la porta di accesso, lato nord/ovest.

Di fronte alla Cappella di San Giuseppe si trova la Cappella dell’Angelo; nella lunetta che la sovrasta vediamo l’incontro di Maria con Elisabetta: nel grembo delle rispettive madri avvenne il primo incontro tra Giovanni Battista e Gesù; nella Cappella e nelle tele appese accanto alla Cappella leggiamo il proseguimento della storia: Giovanni battezza Gesù; Gesù predica tra gli uomini (nel dipinto della volta della Cappella) ed infine, sopra la porta di accesso lato est, Gesù si congeda dalla Madre e si avvia alla Passione (il Martirio, inteso come ‘testimonianza’, lega il Battista e Gesù).

Gesù e Maria tra gli uomini e con gli uomini: nei riquadri dipinti sotto la cupola ecco quattro episodi in cui sono presenti Gesù e Maria, protagonisti di vicende quotidiane e piene di umanità; la Presentazione di Gesù al tempio, quando a Maria venne predetto che anche Lei, la Madre di Dio, avrebbe sofferto come gli uomini (‘Anche a te una spada trafiggerà l’anima’, scritto a lettere d’oro in latino sull’arcone corrispondente al dipinto); la Sacra Famiglia, con Gesù Bambino che, in un’ambientazione domestica, povera, come potevano essere le case dei trevigliesi dell’epoca del dipinto, corre tra le braccia del padre putativo Giuseppe; le Nozze di Cana, dove Gesù fece il primo miracolo, pressato dall’insistenza della Madre (quanta umanità in questo episodio! Un miracolo avvenuto durante un banchetto, un pranzo tra amici, in cui la sposa è abbigliata come una sposa degli anni Trenta/Quaranta, epoca in cui Bevilacqua realizzò il dipinto); ed infine la Pentecoste: Gesù è salito al Cielo ma lo Spirito Santo si manifesta agli uomini, agli amici di Gesù, che sono riuniti con Sua Madre, Maria.

Questo ultimo quadrone ci dice che la presenza di Gesù e Maria nella storia non si esaurisce, ma prosegue, con la forza dello Spirito Santo, come raccontano gli otto spicchi della cupola, dove Bevilacqua ha dipinto santi particolarmente devoti a Maria e chiese a Lei dedicate: adesso lo sguardo si dilata ancora di più, nella grandiosità della struttura architettonica ma soprattutto nella visione del Mistero che prosegue nella storia, testimoniato dai santi e dalle grandi opere che l’uomo è stato capace di compiere per testimoniare la Fede. E solo uno sguardo aperto, spalancato sul Mistero, riesce a riconoscere la potenza dello Spirito Santo e della preghiera; potenza che si svela nel presbiterio, dove l’immagine miracolosa ci racconta ancora una volta della presenza di Maria e Gesù tra gli uomini e con gli uomini: Maria, la ‘Mamma in Cielo’, guarda i suoi figli, piange per loro e li salva dal pericolo, nel 1522 come oggi; Gesù è lì, presente nell’Eucarestia custodita nel tabernacolo, posto sotto l’immagine amorevole della Madre.

Il presbiterio costituisce una sorta di riassunto del cammino all’interno del Santuario, infatti lì ritroviamo i temi principali che ci hanno accompagnato lungo il percorso, primo fra tutti il tema della presenza di Maria e Gesù tra gli uomini e con gli uomini.

Ai lati dell’altare il pittore Gaetano Cresseri nel 1928 ha dipinto da una parte la Natività di Gesù e dall’altra la Crocefissione: nascita e morte, le due tappe fondamentali della vita di ognuno di noi, che Maria e Gesù hanno condiviso con noi.

Vita e morte, gioia e dolore: Maria e Gesù hanno sperimentato i sentimenti umani fino in fondo, dalla gioia della nascita fino all’estremo dolore della morte. Nei riquadri Gaetano Cresseri ha inserito piccoli brani di grande umanità e tenerezza, come i piedini di Gesù Bambino, che nella Natività vediamo raccolti e dipinti in primo piano, oppure san Giuseppe che, con il volto stanco, guarda il Figlio di Dio deposto in una mangiatoia, attorniato da pochi poveri oggetti (in secondo piano si notano la bisaccia, un’anfora e il bastone); ma anche brani di grande intensità drammatica, come Maria che si accascia affranta tra le braccia delle altre donne e di san Giovanni, ai piedi della croce dove Suo Figlio sta morendo straziato dal dolore.

Maria, che condivide i sentimenti umani fino in fondo, ma non condivide la condizione del peccato; e infatti nel catino absidale ritroviamo Maria dipinta secondo l’iconografia dell’Immacolata Concezione: una donna bellissima che calpesta il drago e tiene la luna sotto i suoi piedi.

Maria concepita senza peccato e che concepisce senza peccato; Maria la cui carne non si corrompe, nel peccato e nell’ombra della morte, ma che viene Assunta in Cielo: la cupola si chiude con l’immagine della Vergine che sale in Cielo, sostenuta da un tripudio di angeli che la portano verso la Luce Infinita, la Luce Divina, che il pittore non riesce neppure a immaginare e che perciò viene raffigurata con colori cangianti, risplendenti, come il giallo, l’arancione, l’oro.

Maria è Assunta in Cielo ma non abbandona l’Umanità, continua a pregare per i suoi figli, e il Miracolo del 28 febbraio 1522 lo dimostra. Nella navata d’ingresso avevamo visto l’inizio del racconto: Lautrec che, non ascoltando le suppliche dei trevigliesi, ordina l’attacco e Maria che, in Cielo, prega per il popolo atterrito; nel catino absidale vediamo la conclusione: l’immagine della Vergine con il Bambino ha pianto, il Miracolo si è compiuto, e Lautrec depone le sue armi ai piedi di Maria; il pittore Cresseri descrive l’episodio ambientandolo in una piccola e semplice cappella, nella quale spicca l’icona miracolosa attorniata dai fedeli e dalle monache agostiniane del Monastero in cui avvenne il Miracolo.

Ora siamo arrivati al centro, al punto focale, al punto più importante di tutto il Santuario: l’immagine da cui sono sgorgate le lacrime che hanno salvato i trevigliesi, dove vediamo dipinti Maria e Gesù; Maria che ci offre Gesù Bambino, appoggiato sulle Sue ginocchia; Gesù Bambino, che con il dito indice ci invita al silenzio, e alla preghiera.

Silenzio e preghiera, con queste due parole si può chiudere il percorso all’interno del Santuario: iniziato con le porte spalancate, prosegue e continua con la conversione del cuore, che trova pieno compimento nel luogo in cui si rinnova il Mistero della presenza di Cristo tra gli uomini, nel tempo terreno e nell’Eternità.

Tue ‒ Thu: 09am ‒ 07pm
Fri ‒ Mon: 09am ‒ 05pm

Adults: $25
Children & Students free

673 12 Constitution Lane Massillon
781-562-9355, 781-727-6090