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PIANTO MIRACOLOSO

Era il

28 FEBBRAIO 1522

quando l'affresco della Beata Vergine cominciò a piangere

Era il 15 giugno 1619, quando il cardinal Federico Borromeo, venendo dalla villa arcivescovile di Groppello, giungeva a Treviglio per la traslazione dell’Immagine.

Qualche giorno prima, con un’impresa pericolosissima, era stato tagliato il muro del campaniletto del monastero delle suore agostiniane di clausura (un muro molto fragile, fatto di sassi e di malta).

Su quel muro c’era l’immagine della MADONNA DELLE LACRIME che 100 anni prima aveva pianto e sudato per sei ore, davanti a tutti.

Il cardinal Federico venne a Treviglio, in quel giugno 1616, per la processione solenne e fastosa che doveva portare quell’Immagine nel nuovo santuario appena terminato, che la Città aveva voluto a perenne memoria.

D’altra parte Treviglio non poteva dimenticare le ore drammatiche della paura di quel lontano febbraio 1522.

Nel 1522 Treviglio era teatro di dure battaglie tra i potenti d’allora: il re di Francia Francesco I e l’imperatore Carlo V d’Asburgo. Razzie e saccheggi erano assai frequenti.

Tempo prima alcuni abitanti di Treviglio avevano gravemente mancato di rispetto alle truppe francesi in ritirata.

Il loro generale, Lautrec, definito dagli scrittori del tempo «più duro del diamante, più crudo della tigre, più saldo dello scoglio», decise che i nemici del suo Re dovevano essere puniti.

Il 27 febbraio del 1522 giunse a Treviglio la temuta conferma: l’esercito francese era alle porte della Città.

Travolta dal panico, la popolazione di Treviglio si affrettò a fuggire nei boschi.

I Consoli raccomandarono che si custodissero nei conventi donne e bambini.

Anche il monastero di sant’Agostino fu presto gremito.

All’alba del 28 febbraio 1522, Treviglio si destò gravata da un silenzio funereo.

A nulla erano serviti i vari tentativi di riconciliazione dei capi della Città.

Perfino il prevosto mitrato di Pontirolo, l’Autorità ecclesiastica di allora, mandò un suo vicario: Andrea Serbelloni, perché il Generale si ravvedesse ma fu inutile.

Il generale dichiarò che i ribelli al Re di Francia non potevano e non dovevano essere perdonati.

Il prelato tornò in San Martino, immaginando di udire di lì a poco le grida e lo strepito del saccheggio, quando più voci confuse, improvvise, incalzanti, risuonarono da porta Torre:

«Miracolo! Miracolo! L’Immagine della Vergine in sant’Agostino piange e suda!»

Erano le ore 8:00 di quel venerdì grasso 28 febbraio 1522 quando l’affresco della Beata Vergine cominciò a spargere abbondanti lacrime dagli occhi e a diffondere sudore copioso da tutto il suo corpo, mentre rimanevano asciutti Gesù Bambino e il resto del muro.

Il resoconto di quel giorno dice che: “d’improvviso cominciò a piangere, e dà suoi occhi, dal volto e da tutto il corpo, miracolosamente sparse gran copia d’acqua e di sudore”.

Pianse con gli occhi.

Pianse con il volto.

Pianse con tutto il corpo.

Copiosamente e per diverso tempo.

Lo storico tramanda che “fece grondar pianto, sudore e sangue per sei ore continuate”.

Furono lo stesso Lautrec e il canonico Serbelloni, dopo un’accurata ispezione, a dichiarare il prodigio.

Il Generale, in preda a grande commozione, si inginocchiò e offrì alla Madonna il suo elmo e la sua spada, ancora oggi conservati nel santuario.

E non fu nemmeno l’unico.

I notai Eugenio ed Orfeo d’Ayberti, insieme a numerosi illustri testimoni, rogarono un atto pubblico a memoria di quel prodigio sul quale è scritto «Si vedevanno quei soldati – così è riportato – spogliarsi degli elmi, delle armature, degli stocchi, degli archibugi, degli stendardi, delle casacche e degli altri vestimenti, donando molti ori, argenti, anelli ed altre cose per onorare la Misericordiosa Regina del Cielo».

COME SI FESTEGGIA

Ogni anno, in preparazione alla festa che viene celebrata sempre l’ultimo giorno di febbraio (normalmente il 28, negli anni bisestili il 29 febbraio) si vive una grandiosa novena, sempre predicata da un Vescovo.

Ogni giorno centinaia di persone sono convocate per l’ascolto della Parola di Dio, la celebrazione dei Sacramenti, la devozione alla Madonna.

Alcuni gesti di questi giorni di grazia meritano di essere ricordati:

Anzitutto la benedizione dei panni. Nel pomeriggio che precede l’inizio della novena, la gente si mette in fila per salire all’Immagine sacra sull’altare maggiore. Un sacerdote o un diacono appoggia al vetro dell’affresco gli oggetti che il Popolo intende benedire. Un gesto semplice che poggia sul fatto che quel muro è intriso delle lacrime e del sudore della Vergine. Un gesto che proclama la vicinanza della Madonna alle nostre gioie e alle nostre pene.

La domenica centrale alla novena è caratterizzata dall’offerta della cera: per ore la gente, in fila, presenta al vescovo predicatore della Novena una o più candele indicando l’intenzione per cui offre questa cera. Sono ore molto intense di affidamento. I vescovi invitati ne restano sempre meravigliati.

E poi ci sono i giorni della festa: solitamente il 27 e il 28 febbraio.

La sera del 27, durante la messa serale, detta “la vespertina” il quadro della Madonna viene lentamente velato, per resatare così fino al giorno dopo. Quel velo rappresenta l’angoscia di quell’antica notte di trepidazione del 1522, quando l’Esercito francese era orami alle porte.

Il giorno dopo, il giorno della festa, la Messa più solenne è alle 8:00, detta “del miracolo”.

Allo scoccare delle 8:00, solitamente davanti all’Arcivescovo, l’Immagine viene scoperta al canto del Te Deum.

È un’esperienza unica, di grande impatto emotivo.

Tue ‒ Thu: 09am ‒ 07pm
Fri ‒ Mon: 09am ‒ 05pm

Adults: $25
Children & Students free

673 12 Constitution Lane Massillon
781-562-9355, 781-727-6090