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VIAGGIO NEL SANTUARIO

Lasciati guidare in una

VISITA INTERNA AL SANTUARIO

L’interno dal Santuario della Madonna delle Lacrime può essere suddiviso in due parti: la navata d’ingresso, seicentesca con copertura costituita da una volta a botte continua, e l’ampliamento novecentesco, costituito dal transetto e dalla zona presbiteriale.

La volta a botte della zona seicentesca è decorata con un grande affresco realizzato da Gianluca e Carlo Molinari tra il 1719 ed il 1722; il dipinto rappresenta l’episodio miracoloso: al centro è riconoscibile il profilo di Treviglio circondata da mura merlate e caratterizzata dalla presenza di tre campanili (la Torre Civica, il campanile trecentesco della Basilica e il campaniletto del Monastero di Sant’Agostino sulla cui parete era raffigurata l’immagine miracolosa; questo campaniletto è riconoscibile per la fiammella soprastante); intorno sono ben visibili l’armata del Generale Lautrec, che con gesto ampio ed enfatico indica l’attacco, i consoli della Città che porgono le chiavi del borgo al condottiero francese, e gruppi di donne e bambini piangenti in atto di preghiera; la scena è sovrastata dell’immagine della Vergine con il Bambino che, tra le nuvole e circondata da un tripudio di angeli, rivolge il suo sguardo amorevole verso la scena dell’assedio.

Il dipinto, realizzato con stile tardo barocco, esprime un linguaggio particolarmente teatrale: i gesti dei personaggi sono ampi ed i volti particolarmente espressivi; finte architetture incorniciano la scena e sono arricchite con elementi decorativi che richiamano un’atmosfera guerresca, quali insegne, scudi, tamburi ed elmi, mentre schiere di angeli circondano la zona in cui è presente la Vergine, immersa in un luminoso color giallo oro.

LA VOLTA A BOTTE

Proseguendo si incontrano:

La prima cappella a sinistra, denominata Cappella Penarojas, prende il nome dal podestà di Treviglio, Don Rodrigo Penarojas, che all’atto della sua morte (avvenuta nel 1655) lasciò le proprie sostanze per l’abbellimento del Santuario. La Cappella, dedicata a San Giovanni Battista, reca in alto lo stemma della Famiglia Penarojas sorretto da due angeli, è decorata con motivi barocchi realizzati da Tiburzio Ferrandi e conserva la tela con la Nascita di San Giovanni, opera seicentesca di Giovanni Stefano Doneda detto Montalto

La cappella di destra, denominata Cappella Ferrandi, è dedicata ai Santi Stefano e Paolo: la decorazione, di evidente gusto rococò, risale al XVIII secolo; la tela al centro rappresenta la Conversione di San Paolo ed è opera di Bernardino Galliari, pittore e scenografo del XVIII di fama internazionale.

Lungo le pareti sono collocate tele raffiguranti la vita di Maria, opera di Giovanni Stefano Doneda, in collaborazione con i figli Carlo Antonio e Andrea (detti i Montalto, autori anche delle tele con Storie di San Martino, collocate nella Basilica di San Martino e Santa Maria Assunta). Le tele, concepite secondo la funzione didascalica dell’arte a fini dottrinali diffusa da Federico Borromeo, rappresentano, con una successione che si svolge in senso orario da sinistra verso destra, episodi della vita della Vergine, dall’Annunciazione fino a giungere alla Trinità che incorona Maria.

Il Transetto, aggiunto con gli ampliamenti progettati da Cesare Nava tra il 1899 ed il 1902, è caratterizzato dalla maestosa cupola che sormonta l’incrocio con la navata: sopra i pilastri angolari quattro edicole racchiudono le statue di S. Martino (patrono della Città), S. Agostino (cui era dedicato il Monastero sede dell’immagine sacra), S. Monica (madre di Sant’Agostino) e San Carlo Borromeo (che riconobbe il fatto miracoloso). Sopra i grandi arconi centrali quattro scene emblematiche della vita di Maria racchiuse entro cornici quadrangolari: la Purificazione della Vergine (lato presbiterio), Nozze di Cana (lato destro), Sacra Famiglia (di fronte al presbiterio), Pentecoste (lato sinistro); i dipinti sono opera di Giovanni Bevilacqua, attivo in Santuario tra il 1933 ed il 1941 e Autore anche degli spicchi della cupola, raffiguranti Chiese e Santi d’Europa particolarmente devoti alla Vergine.

Sempre nel transetto vi sono altre due cappelle: a sinistra la Cappella di San Giuseppe, sormontata da lunetta raffigurante l’Annunciazione, opera di Bevilacqua; a destra Cappella dell’angelo, sormontata da lunetta con la Visita di Maria a Santa Elisabetta, sempre di Bevilacqua.

Cupola del Santuario

Il punto focale del Santuario è costituito dal presbiterio, dove ha sede l’immagine miracolosa, di autore ignoto (traslata dal Monastero in Santuario nel 1619). Sul lato sinistro è conservata la predella del polittico che originariamente ornava l’altare del Santuario: opera attribuita a Nicola Mojetta, rappresenta tre episodi dell’evento miracoloso, riportando visioni di parti della Città. Alla base sono raffigurati gli Apostoli, con al centro Cristo, mentre ai lati delle scene sono quattro beate agostiniane.

Le decorazioni parietali del presbiterio, della semicupola e del catino absidale sono opera del pittore Gaetano Cresseri, eseguite tra il 1913 ed il 1933. Ai lati dell’altare si vedono, a sinistra, la rappresentazione della Natività, a destra, la Crocifissione. Nel catino absidale è riportata la rievocazione del fatto miracoloso, mentre nella semicupola vi è l’Assunzione della Vergine in Cielo, sorretta idealmente dai Quattro Evangelisti, raffigurati negli innesti angolari della cupola; la Vergine viene raffigurata secondo l’iconografia dell’Immacolata Concezione, infatti ai suoi piedi è visibile il drago mentre il suo capo è decorato da una corona di dodici stelle.

Ai lati dell’altare si accede, a destra, alla Sagrestia, che conserva tele di Montalto, di cui pregevole quella che rievoca il Miracolo, posta fra due ritratti di Lautrec, di autore ignoto. A sinistra si accede alla Cappella dell’Adorazione, con vetrata opera di Paolo Furia; in una teca è visibile il drappo ricamato con cui veniva velata l’immagine della Vergine con il Bambino in occasione della messa Vespertina che viene celebrata la sera prima della Festa del Miracolo.

Sotto la zona presbiteriale è stata realizzata, nel corso degli ampliamenti di inizio secolo, la Cripta, piccolo vano a tre navate, con volte a vela sorrette da esili colonnine; la decorazione a mosaico è opera di Trento Longaretti.

Il campanile a lato dell’ingresso è stato realizzato nel 1835/38.

La cassa lignea e l’organo risalgono al 1760 circa. Si tratta di uno strumento costruito dai celebri Serassi; la medesima ditta lo restaurò e ampliò nel 1867 e nel 1892 ad opera di Locatelli, continuatore di questa tradizione, che ne conservò le spiccate caratteristiche timbriche.

Cripta

Barbara Oggionni

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